L’intervista (top!) di Michela Murgia a Presadiretta del 31.01.16

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Michela: Tutti quelli che osteggiano l’educazione di genere, usano la parola “gender”, la inglesizzano perché in questo modo la rendono aliena, e le persone non sanno più cosa significa, ma in realtà è una parola che noi usiamo continuamente. E’ una cosa diversa dal sesso: noi nasciamo maschi e femmine, e su questo nessuno ha dubbi, che cosa vuol dire essere maschi ed essere femmine nel comportamento e nella società del 2015, questo è gender. L’educazione di genere tende a decostruire il maschilismo. Questo è un paese dove se sei un’astronauta nel titolo di giornale scrive “astronauta italiano nello spazio” ma se sei Samanta Cristoforetti  e quindi una donna il titolo è “donna astronauta nello spazio”. La donna continua ad essere una connotazione più forte dell’astronauta. Perché l’uomo può essere ciò che vuole, la donna può essere tutto ciò che le è permesso essendo donna. Questa è discriminazione, è questo che si combatte con quei progetti.

Giulia Busetti: Ci sono stati degli episodi scatenanti penso al sindaco di Venezia che ha vietato i libri, al Gioco del Rispetto di Trieste, di cosa si tratta veramente, che cosa c’è in discussione?

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Dove sono le donne nella storia?

Oggi ho visitato la certosa di Pavia con una guida d’eccezione : Mara. Una signora che non le manda a dire è che ci ha raccontato la storia della Certosa in un modo davvero fuori dalle righe! All’inizio può lasciare perplessi/e ma se non ci si ferma alle apparenze poi ne vale veramente la pena!

Questa visita e il modo di raccontare la storia di Mara, mi hanno fatto riflettere ancora una volta su quanto la storia dei nostri monumenti e la nostra stessa storia sia fondata sul patriarcato.

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L’evoluzione della Barbie

 

Barbie ha deciso di evolversi, e ne siamo davvero felici. Finalmente lo stereotipo della donna bella e perfetta perché alta, magra, bionda e con gli occhi azzurri è stato abolito dalla stessa azienda che ha contribuito a diffonderlo! Yuppy!!!!

Ma ovviamente non sarei qui a scrivere se non ci fosse un “MA”…

Guardate il video, cosa notate? La parola BAMBINA, quindi al femminile viene ripetuta tantissime volte, ma non si fa riferimento al sesso maschile. E’ dato quindi per scontato che solo le “femminucce” giochino alle barbie e solo le bambine possono immedesimarsi nelle bambole.

Nei commenti della produzione infatti si parla solo e soltanto di bambine: così le bambine saranno felici, così le bambine potranno giocarci, così le bambine si sentiranno rappresentate… BAMBINE… “

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Chiara, storia di una mamma in cerca di un lavoro

domande colloquio di lavoro

Il suo nome è Chiara, una mamma come tante, con una bimba di 4 anni bellissima, e convive con il suo fidanzato. Come in tutte le famiglie le spese sono tante, e Chiara deve cercarsi un lavoro.

Sai che c’è di nuovo, così va la vita, tutti abbiamo bisogno di lavorare” direste voi… Esatto! Ma cosa comporta cercare un lavoro quando non si è single e/o quando si ha una/o figlia/o?

Se la mettessimo sull’ironico potrei creare delle slide di una donna che si fa in quattro e corre su e giù per le strade di Milano. Immaginatevi come colonna sonora la sigla di Benny Hills. Divertente vero?

Sbagliato! Non lo è! E’ frustrante! Umiliante! Perchè le porte in faccia sono tante!

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Femminismo: una parola che non piace. Perchè?

Provate a fare un’indagine: chiedete alle persone che avete intorno cosa pensano del femminismo e se queste si considerano femministe/i. Scoprirete che la maggioranza vi risponderà con un’accezione negativa del femminismo, quasi sicuramente anche voi stesse/i. Molte persone diranno magari che è anacronistico parlare di femminismo e che la giusta definizione sarebbe “uguaglianza di genere”, sempre che riconoscano il fatto che ci siano delle disuguaglianze nella società. Sperando che si riconosca che non c’è effettiva parità di diritti tra individui e che in realtà l’emancipazione femminile è solo uno specchio per le allodole per giustificare una società ancora patriarcale, affronterò perché è importante parlarne.

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Quando la famiglia decide chi devi amare

Vi presento un romanzo autobiografico: BRUCIATA VIVA. Vittima della legge degli uomini di Suad.

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L’autrice, sotto falso nome per motivi di sicurezza, racconta la sua vita insieme a Jacqueline Thibault, della Fondazione SURGIR, che all’epoca collaborava con Terre des Hommes.

Ambientato in Cisgiordania, Suad ha 17 anni, innamorata e incinta, e deve essere punita. Si parla di disonore, vergogna. Una ragazza che si è permessa di innamorarsi di un uomo che non è stato scelto dalla sua famiglia. La ragazza viene cosparsa di benzina e bruciata viva… Riesce a salvarsi solo grazie l’aiuto della stessa Jacqueline Thibault che la prende sotto la sua ala.

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Il Significato del 25 Novembre

Nel 2013, per ragioni lavorative, sono entrata in contatto con la tematica della violenza di genere. Se ne sente parlare spesso, ma non sempre si approfondisce il significato e l’origine. Tant’è che non ci si rende nemmeno più conto di quanto la nostra vita, le nostre azioni nel quotidiano, siano colme di maschilismo.

Per noi è diventato normale, anche per le donne (maschilismo interiorizzato, ne abbiamo parlato qui), pensare in un’ottica estremamente patriarcale e maschilista. Basta accendere la televisione, guardare una rivista, leggere le notizie sui giornali o sentirle al telegiornale.

Un esempio pratico che fa riflettere: quante volte utilizziamo l’offesa “figlio di put**na”? Ci siamo mai chiest* perché sia un’offesa? Perché non si utilizza “figlio di gigolò”? Gigolò non è inteso ugualmente come un’offesa o una parolaccia. L’offesa sessista per eccellenza.
Puttano non esiste. Sono parole utilizzate esclusivamente al femminile, vi siete mai chiest* perché?

Le parole troia e puttana sono diventate offese proprio perché una donna con libertà sessuale e libera di gestire il proprio corpo e la propria sessualità non è concepibile. E quindi viene giudicata dal punto di vista morale solo perché ha una vita sessuale normale. Un uomo può avere mille donne e viene chiamato Casanova, Latin Lover etc., una donna viene chiamata puttana. Come se il desiderio sessuale femminile dovesse essere represso.

Tutte, prima o poi, siamo “troie” o “puttane” secondo la società (segnalo l’articolo di Pasionaria.it su questo, che potete trovare qui). Nella nostra pagina trovate un post apposito in cui parliamo proprio di questi termini.

Ci siamo mai chiest* perché determinate categorie lavorative esistano solo al femminile mentre altre sono ampiamente utilizzate solo al maschile?

Eppure, quando si sente parlare di femminismo, molt* storcono il naso.

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