INCEL – Il Terrorismo Misogino

INCEL sta per involuntary celibacy, ovvero celibato involontario. E’ un fenomeno online che si è sviluppato negli ultimi anni che ha portato a dei veri e propri atti di terrorismo in tutto il mondo.

Prima di ulteriori spiegazioni vi lascio alla visione di questo video:

Ecco la storia.

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L’importanza della difesa personale – intervista all’istruttrice di Krav Maga Giulia Lippi

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Ultimamente se ne sente parlare spesso, molte palestre organizzano corsi, molti locali e associazioni programmano giornate dedicate alla difesa personale.

Per questo abbiamo  voluto intervistare una cintura nera di Karate ed istruttrice di Krav Maga (difesa a contatto), Giulia Lippi, per chiederle come la pensa a riguardo, cosa è importante sapere e perché è davvero così importante sapersi difendere.

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GENDER PAY GAP in Europa e in Italia

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Se ne è sentito parlare spesso ultimamente, sottolineando che in in media, in Europa, le donne percepiscono uno stipendio inferiore del 16% rispetto agli uomini.

Non è purtroppo una novità. Le donne, sin dai tempi storici, sono sempre state pagate di meno. Basti pensare che ai tempi della seconda guerra mondiale, quando gli uomini erano chiamati nell’esercito (o partivano per unirsi ai partigiani), e le donne quindi dovevano occuparsi della famiglia anche a livello economico, cominciarono a lavorare nelle fabbriche al posto dei mariti percependo uno stipendio nettamente inferiore rispetto ai primi, solo in quanto donne.

Purtroppo non molto è cambiato (non in tutte le realtà, fortunatamente).

Ma andiamo per gradi.

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Canzoni Pericolose

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Sappiamo quanto la giustificazione della violenza faccia parte della nostra cultura e quindi mi sono chiesta più volte se anche nelle canzoni italiane che ormai canticchiamo senza nemmeno pensarci, ci fossero incluse frasi che alludessero a questo meccanismo.

Ne ho trovate alcune, molte di queste sono diventate dei grandi classici e sicuramente vanno contestualizzate nel periodo storico in cui sono state scritte, anche per questo ho inserito la data e gli autori/autrici.

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Cavalleria/galanteria.. Da dove derivano queste parole?

“Eh… non ci sono più gli uomini di una volta…”

La mia reazione: “Ma menomale!!”

Tutte le volte che sento dire questa frase mi sale un brivido lungo la schiena. E la sento dire sia da donne che da uomini nei momenti in cui un uomo non apre la porta della macchina o non offre la cena ad una donna. E quando faccio notare che queste azioni hanno un origine di sottomissione del sesso femminile mi rispondono “si ma la galanteria è educazione!”.

Ehm, no.

Vediamo il perché affrontando come sempre l’origine etimologica e storica delle parole.

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Ragionando sul significato di “Matrimonio”

Ricordo ancora quando tempo fa mi sono messa a riflettere su quanto fosse ingiusto che i miei amici e le mie amiche omosessuali non potessero dire “abbiamo fissato il matrimonio” ma “abbiamo fissato l’unione civile” (anche se poi possono dire quel che ritengono più giusto).

Mi sono sposata col matrimonio civile e negli inviti abbiamo scritto “vi invitiamo al nostro matrimonio”. Mi auguro che, nessuna persona vicina leggendo l’invito ad un’unione civile con scritto “nostro matrimonio” direbbe qualcosa alla coppia. Allo stesso tempo ci saranno coppie omosessuali che rivendicheranno la loro “unione civile” e saranno orgogliose di scrivere quello nei loro inviti. Però questo mi ha fatto riflettere sull’ennesima ingiustizia che rende le coppie omosessuali meno riconosciute a livello sociale e giuridico rispetto a quelle eterosessuali.

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Judith, la sorella di William Shakespeare

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” …Infatti è un perenne rebus che non ci sia stata una sola donna a scrivere una sola parola in quella straordinaria letteratura (ndr. in Inghilterra ai tempi di Elisabetta); un un’epoca in cui la metà degli uomini, a quanto si direbbe, era capace di scrivere almeno una canzone o un sonetto.

[…]

Ma ciò che mi sembra deplorevole, è il fatto che non si sappia niente sulla donna prima del Settecento.

Non ho in mente nessun modello che mi permetta di muovermi a mio agio. Eccomi a domandare perché le donne non scrivevano poesia nell’epoca elisabettiana, eppure non so come venivano educate, se imparavano a scrivere, se avevano qualche salotto dove stare da sole; quante donne diventavano madri prima dei ventun anni; che cosa insomma facevano dalle otto del mattino alle otto di sera.

Evidentemente non avevano denaro; secondo il professor Trevelyan si sposavano, volenti o nolenti, no appena lasciavano la mano della balia, probabilmente a quindici o a sedici anni.

Sarebbe stato estremamente strano, anche con questi pochi dati, che una di loro, a un tratto, si fosse messa a scrivere le opere di Shakespeare, conclusi, pensando a quel vecchio signore, ormai defunto (credo fosse un vescovo) il quale ha dichiarato che era impossibile immaginare una donna, passata presente o futura, il cui genio si potesse paragonare a quello di Shakespeare. Lo scrisse persino sui giornali. E una volta disse anche, a una donna che le aveva chiesto delle informazioni, che i gatti in realtà non vanno in paradiso, benché abbiano, aggiunse, una specie di anima. Quando essi apparivano come si restringevano i confini dell’ignoranza! I gatti non vanno in paradiso. Le donne non possono scrivere le opere di Shakespeare.

Ad ogni modo non potevo non pensare, mentre guardavo le opere di Shakespeare nello scaffale, che almeno in questo il vescovo aveva avuto ragione; sarebbe stato impossibile, completamente e interamente impossibile che una donna scrivesse nell’epoca di Shakespeare le opere di Shakespeare.

Immaginiamo, giacché ci riesce così difficile conoscere la realtà, che cosa sarebbe successo se Shakespeare avesse avuto una sorella meravigliosamente dotata, chiamata Judith, diciamo.

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