Judith, la sorella di William Shakespeare

10993399_319967178214624_2576386154637529694_n

” …Infatti è un perenne rebus che non ci sia stata una sola donna a scrivere una sola parola in quella straordinaria letteratura (ndr. in Inghilterra ai tempi di Elisabetta); un un’epoca in cui la metà degli uomini, a quanto si direbbe, era capace di scrivere almeno una canzone o un sonetto.

[…]

Ma ciò che mi sembra deplorevole, è il fatto che non si sappia niente sulla donna prima del Settecento.

Non ho in mente nessun modello che mi permetta di muovermi a mio agio. Eccomi a domandare perché le donne non scrivevano poesia nell’epoca elisabettiana, eppure non so come venivano educate, se imparavano a scrivere, se avevano qualche salotto dove stare da sole; quante donne diventavano madri prima dei ventun anni; che cosa insomma facevano dalle otto del mattino alle otto di sera.

Evidentemente non avevano denaro; secondo il professor Trevelyan si sposavano, volenti o nolenti, no appena lasciavano la mano della balia, probabilmente a quindici o a sedici anni.

Sarebbe stato estremamente strano, anche con questi pochi dati, che una di loro, a un tratto, si fosse messa a scrivere le opere di Shakespeare, conclusi, pensando a quel vecchio signore, ormai defunto (credo fosse un vescovo) il quale ha dichiarato che era impossibile immaginare una donna, passata presente o futura, il cui genio si potesse paragonare a quello di Shakespeare. Lo scrisse persino sui giornali. E una volta disse anche, a una donna che le aveva chiesto delle informazioni, che i gatti in realtà non vanno in paradiso, benché abbiano, aggiunse, una specie di anima. Quando essi apparivano come si restringevano i confini dell’ignoranza! I gatti non vanno in paradiso. Le donne non possono scrivere le opere di Shakespeare.

Ad ogni modo non potevo non pensare, mentre guardavo le opere di Shakespeare nello scaffale, che almeno in questo il vescovo aveva avuto ragione; sarebbe stato impossibile, completamente e interamente impossibile che una donna scrivesse nell’epoca di Shakespeare le opere di Shakespeare.

Immaginiamo, giacché ci riesce così difficile conoscere la realtà, che cosa sarebbe successo se Shakespeare avesse avuto una sorella meravigliosamente dotata, chiamata Judith, diciamo.

Continua a leggere

Tu Non Sei Una Pari -Dina Leygerman

dina-leygerman

Tu Non Sei Una Pari. Mi dispiace.

C’è un post che sta facendo il giro dei social media, in risposta alla Marcia delle Donne di Sabato 21 Gennaio, 2017.

Inizia con “Io non sono una “disgrazia per le donne” perché non sostengo la marcia delle donne. Non mi sento una “cittadina di seconda classe” perché sono donna…”

Questa è la mia risposta a quel post.

Continua a leggere

Moonlight

MOONLIGHT-QUOTEPOSTER-WEB.jpg

Un film assoluto che tutt* dovremmo vedere. Basato sull’opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney, candidato a 8 premi Oscar e vincitore del Golden Globe è un film completo che non può passare in sordina. Un film da vedere e da godere a pieno.

Ho aspettato a gloria l’uscita di questo film, ero curiosa e entusiasta.

Uno di quei film che non ti scordi, che ti riempie di domande ma che allo stesso tempo ti risponde, lasciandoti un senso di speranza per il futuro, ma di angoscia, per il mondo malato in cui viviamo.

Un mondo fatto di rabbia, di cattiveria, di bullismo, di non accettazione del prossimo e di se stessi.

Finito il film la prima cosa che ho pensato è stata: perchè sentiamo così tanto il bisogno di definire noi stessi? Perchè dobbiamo definirci bianchi, neri, etero, gay… Siamo persone, e l’unica definizione che dovremmo dare è che siamo persone.

Moonlight è un film completo. Il ragazzo, Chiron, raccontato in tre fasi della sua vita, si trova a combattere con una madre tossicodipendente, compagni di scuola bulli che lo picchiano perchè è diverso, perchè non è conforme alla società.

Lui non vuole definirsi, ma gli altri glie lo impongono.

“Cosa vuol dire frocio?”.

Un bambino non sa cosa voglia dire essere gay . Si sente così per natura. E’ il suo essere che non dovrebbe essere definito.

Non voglio spoilerare, ma sottolineo una frase del trailer:

Ad un certo punto dovrai decidere da solo chi diventare, non lasciare che qualcuno decida per te

Ci vuole coraggio per sentirsi liberi dai pregiudizi della gente.

Ci vuole coraggio per vivere la propria vita.

 

 

Valentina R.

Il possesso NON È Amore

Ieri ho condiviso sulla pagina uno screenshot che mostrava la chat di un ragazzo (mettiamo che non sia un fake) che alla domanda “ciao, sei single?” ha risposto così:

“Scusa, ma sono impegnato, amo la mia ragazza e a lei non va bene che conosca altre ragazze, mi spiace, potresti essere la ragazza più bella del mondo ma vedi amo lei. E so che le farebbe male sapere che chatto con altre ragazze per questo mi spiace, buona serata.”

Come spiegazione dello screenshot ho preso in prestito il ragionamento di Sanny (grazie!) perché centrava esattamente il punto:

“Ma che davvero questo è considerato essere romantici…?

  • – Possessività a valanghe;
  • – Limitazione della libertà del partner;
  • – Demonizzazione delle altre ragazze;
  • – Mancanza di fiducia verso il partner

Boh…”

Fake o meno, bisognerebbe fare un piccolo sforzo di interpretazione della risposta di questo ragazzo, perché ho notato che in alcuni commenti c’è stata proprio un’incomprensione di fondo tra il nostro ragionamento e il contenuto della risposta del ragazzo.

Continua a leggere